La compulsione a bere. La dipsomania

Il termine dipsomania deriva dal greco dipsa (sete) e mania ed indica il bisogno periodico ed intermittente, di tipo compulsivo, di ingerire, in modo avido, frenetico e con nessuna attenzione al gusto, bevande, perlopiù alcoliche, in quantità eccessive.

Durante le crisi la persona prova un’attrazione incontenibile ed irrefrenabile verso il bere ed è totalmente incapace di resistere, controllare e fermare il suo comportamento di assunzione smodata e smisurata di alcol.

Gli episodi, sporadici e saltuari, sono, spesso, scatenati da eventi stressanti di natura emotiva, anche di lieve entità, e preceduti da apatia, disforia, insonnia ed inappetenza. Il soggetto, infatti, manifesta, nei giorni o nelle settimane precedenti, malessere fisico e psichico (malcontento, inquietudine, irritabilità, ecc..) a cui cerca sollievo, durante l’accesso, nell’alcol.

Può succedere, inoltre, che l’individuo, per procacciarsi la sostanza, metta in atto comportamenti umilianti e denigranti o delittuosi e riprovevoli ai suoi stessi occhi.

Per effetto dell’enorme quantità di alcol ingerita la persona raggiunge lo stato di ubriachezza e il suo atteggiamento diviene impulsivo con condotte altamente rischiose e pericolose per la sua ed altrui incolumità.

A differenza dell’alcolista, il soggetto dipsomane non ha difficoltà a mantenere l’astinenza negli intervalli, talvolta lunghissimi, tra un episodio e l’altro. Egli può anche essere astemio o trovare ripugnanza verso il bere durante i periodi di benessere e calma.

A lungo andare il dipsomane, tuttavia, può avere conseguenze negative sulla salute (a livello del fegato, del cuore, del cervello e dell’apparato digerente) nonché pesanti ripercussioni in ambito relazionale, economico e lavorativo.

Possiamo ritrovare tale disturbo nelle persone affette da epilessia, in quelle con traumi cranici o con demenza e negli psicotici.

Le cause della dipsomania non sono ancora ben conosciute. La dipsomania viene fatta rientrare nel più vasto quadro dell’alcolismo. L’ICD 10 la classifica come sindrome da dipendenza da alcol, uso episodico.

Il trattamento, oltre che la somministrazione di farmaci specifici, prevede la psicoterapia. Particolarmente efficace risulta quella di gruppo.

Dott.ssa Cinzia Cefalo

Immagine dal web

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