
Il termine pareidolia deriva dal greco parà, vicino, e èidolon, immagine.
È il fenomeno che ci porta a riconoscere, più o meno chiaramente, forme, più spesso di volti o tratti umani, in paesaggi o oggetti inanimati che rappresentano stimoli ambigui e vaghi.
Parliamo di pareidolia, ad esempio, quando vediamo il profilo di un viso scolpito nella roccia, quando ravvisiamo sagome e silhouette varie in ombre, macchie, cortecce di alberi, ecc… o, ancora, quando assimiliamo una casa a una faccia considerando le finestre gli occhi e la porta la bocca . Chi non ha mai giocato, inoltre, a scorgere figure varie alzando gli occhi al cielo e guardando le nuvole?
La pareidolia consiste in un normale processo percettivo che tende a ricondurre, in modo automatico ed istintivo, a forme conosciute oggetti dalla forma casuale e caotica al fine di definire e strutturare in maniera ordinata e precisa l’esperienza che facciamo del mondo che ci circonda. Si tratta dell’elaborazione fantastica di percezioni disordinate, vaghe ed indefinite sulla base di associazioni con contenuti a noi ben noti e familiari e dal significato, pertanto, certo e rassicurante.
Pur essendo comune a tutti noi, si ritrova in misura più accentuata nei bambini, nelle psicosi e nelle demenze. Questo si spiegherebbe per la presenza di una funzione critica corticale ancora poco sviluppata nel primo caso o carente e alterata nel secondo.
Nella popolazione generale, invece, sembrerebbero le persone molto religiose e chi ha un umore negativo ad essere più inclini al fenomeno della pareidolia per le convinzioni e credenze con cui interpretano la realtà, le prime, per lo stato di allerta e di attenzione ai pericoli con cui si approcciano all’esterno, le seconde. Oltre a ciò, pare che riguardi maggiormente le donne, probabilmente per la loro maggiore abilità a riconoscere e a decifrare le espressioni facciali in genere, rispetto gli uomini.
La pareidolia ci consente di spiegare, in modo razionale, fenomeni apparentemente paranormali come apparizioni di immagini religiose, avvistamenti di fantasmi, ufo, ecc…
In psicologia è alla base dell’uso dei test proiettivi. Il reattivo di Rorschach, ad esempio, indaga ed interpreta le risposte soggettive a stimoli nuovi ed ambigui rappresentati da macchie di inchiostro.
Si è pensato che in passato la pareidolia potesse servire ai nostri antenati per individuare più prontamente i pericoli e proteggersi dai predatori. Gli si è dato, pertanto, un significato evoluzionistico in quanto utile e vantaggiosa per la sopravvivenza dell’individuo e della specie.
Dott.ssa Cinzia Cefalo – Psicologa Psicoterapeuta Terapeuta EMDR
Cell. 349/2862006