Interrogando i miei pazienti sulla loro reazione all’attuale situazione di emergenza per Coronavirus, situazione che costringe i più alla reclusione a casa e all’isolamento sociale, o semplicemente chiedendo a parenti e amici come stanno, la parola apatia è quella che ricorre più spesso nelle risposte.
Sono molti quelli che dichiarano di vivere, in questo periodo difficile e complicato, momenti di apatia di maggiore o minore intensità, molto di più rispetto a quanto succedesse loro in passato.
Ma cos’è l’apatia? Come si manifesta? Quando e perché diventiamo apatici?
La parola apatia deriva dal greco e significa letteralmente ‘senza emozione’.
Si tratta di uno stato psicologico caratterizzato dalla riduzione o assenza di motivazione che inevitabilmente si riflette sul nostro stato emotivo e a livello cognitivo e comportamentale con fluttuazioni ed alterazioni.
Quando ci prende l’apatia ci troviamo a perdere interesse per le cose, a sentirci senza forza ed energia e, come conseguenza, a limitare le nostre iniziative e a ridurre le nostre attività. Quando costretti ad agire, lo facciamo con enorme sforzo e fatica.
Privi di entusiamo e mancanti di ambizione e desiderio, finiamo, insomma, per essere pervasi da una sorta di inerzia fisica e mentale che ci rende senza volontà, più o meno emotivamente distaccati, indifferenti e disinteressati a reagire agli avvenimenti esterni. Tendiamo, inoltre, a trascurare noi stessi e gli altri, a ritirarci ed isolarci socialmente.
Di solito si tratta di una condizione momentanea e passeggera ma in alcuni casi può cronicizzarsi.
Alla base ci possono essere fattori di diversa natura quali condizioni e patologie fisiche (stati di anemia e carenza nutrizionale, mancanza di sonno, consumo di droghe, infezioni, problemi alla tiroide, lesioni cerebrali, ecc..), disturbi neurologici (demenze come morbo di Alzheimer, di Parkinson, ecc..), psicologici e psichiatrici (depressione maggiore, schizofrenia, disturbo bipolare, ecc…).
L’apatia può, però, essere anche la conseguenza della reazione a periodi fortemente stressanti come quello che, d’altronde, stiamo affrontando oggi di fronte alla paura del contagio da COVID 19. Pesanti limitazioni e restrizioni hanno stravolto le nostre esistenze e cambiato le nostre abitudini. Viviamo in un clima di ansia e preoccupazione e siamo continuamente bombardati da notizie drammatiche ed allarmanti che finiscono per influenzare pesantemente, anche quando non ce ne accorgiamo, il nostro umore, i nostri pensieri ed il nostro atteggiamento.
Per alcuni studiosi, inoltre, l’apatia dipenderebbe da un deficit nei meccanismi neuronali che processano la ricompensa. In altre parole, secondo tale teoria, le nostre azioni, per un malfunzionamento del sistema, non verrebbero adeguatamente e piacevolmente rinforzate tanto da dissuadere la persona dal compierne di altre.
Normalmente, determinati stimoli svolgono, nella nostra vita, un’importante funzione positiva che va ad incentivare ed incoraggiare il nostro comportamento nella direzione della salute e del benessere psicofisico. Attualmente ci vediamo condizionati nelle modalità e, a volte, del tutto privati di molti di essi quali, ad esempio, le relazioni sociali, il contatto fisico, le attività all’aria aperta, lo sport, ecc…
Vediamo limitate le nostre possibilità di azione, influenzate le nostre scelte; siamo costretti a ripianificare un po’ ogni cosa, a rivedere le nostre aspettative, a rinunciare e/o, nel migliore dei casi, a rimandare i nostri progetti. Tutto ciò provoca in noi, pur nella consapevolezza della necessità di farlo, frustrazione ed insoddisfazione.
Vissuti di tristezza, rabbia e/o delusione possono, quindi, essere piuttosto comuni. Proviamo la sensazione di essere sospesi a tempo indeterminato.
La soluzione è nell’adozione di un atteggiamento positivo che sfrutta gli aspetti vantaggiosi (ad esempio il maggior tempo a disposizione per sé e per gli altri) e che attiva risorse e capacità personali nel tentativo di reinventarsi ed adattarsi.
In questi giorni, poi, l’apatia diventa anche, come solitamente avviene in situazioni difficili e stressanti, un comune meccanismo difensivo di fronte alla paura e all’ansia, un modo per distaccarsi, per soffrire meno, da una realtà dura e negativa a cui necessariamente dobbiamo sottostare.
È, infine, il vuoto che rimane di intere esistenze passate a correre freneticamente nella continua fuga ed evitamento di sé stessi e ora costrette a fermarsi e a confrontarsi con la propria realtà, specie quella interiore.
In conclusione, un atteggiamento un po’ più apatico del solito e un tono dimesso dell’umore possono essere ‘normali’ reazioni al momento particolare che stiamo vivendo. Possono, perlopiù, essere occasione per interrogarci, guardarci dentro e reagire attivandoci nel modo opportuno.
Nel caso in cui, tuttavia, esso diventi tale da avere ripercussioni sul proseguimento della nostra vita quotidiana, pur nelle limitazioni imposteci dalla situazione, con effetti gravi ed importanti dal punto di vista pratico e per la nostra salute mentale, è consigliabile chiedere aiuto a un professionista.
Dott.ssa Cinzia Cefalo

L’assenza di motivazione è il prodotto della mancanza di uno scopo nella vita e di obiettivi chiari e questa purtroppo è la condizione in cui si trova la stragrande maggioranza delle persone che si limitano ad essere in balia degli avvenimenti e a navigare a vista.
Senza una visione generale di dove si sta andando o, meglio ancora, di dove si vuol dirigere consapevolmente la propria esistenza è facile perderesi in un atteggiamento apatico a maggior ragione in un periodo come questo.
Blog interessante, complimenti…. e auguri per la sua attività.
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