Reazioni di insofferenza e fastidio a determinati rumori? Potresti soffrire di misofonia

Il termine misofonia deriva dal greco miso (odio) e fonos (suono) e significa letteralmente odio per il suono. Indica, appunto, l’intolleranza verso alcuni tipi di suoni.

Nell’80% dei casi si tratta di rumori emessi dalla bocca (ad esempio durante la masticazione o la deglutizione) ma anche dal naso (russamenti, starnuti, ecc..) e/o rumori ripetitivi e continui come i ticchettii.

La persona che ne soffre avverte disagio e fastidio, prova disgusto e ha reazioni emotive (agitazione, ansia, ecc…), fisiche (iperattivazione generale, ipertono muscolare, aumento del battito cardiaco, ecc..) e comportamentali (irritabilità, aggressività, ecc..).

La misofonia si differenzia dall’iperacusia, condizione medica riconosciuta ed inserita tra i disturbi acustici caratterizzata da ipersensibilità ai suoni. Gli individui con tale disturbo, oltre a non avere malfunzionamenti dell’apparato uditivo periferico, nella maggioranza non riportano miglioramenti se trattati come gli iperacustici. La misofonia, a differenza dell’iperacusia, è, inoltre, il più delle volte, specifica per un determinato suono.

Riguarda il 20% della popolazione generale ed insorge dalla tarda infanzia inizialmente verso i membri della propria famiglia. Attualmente non se ne conoscono le cause. Si ipotizza possa essere un disturbo neurologico risultante da un’esperienza negativa precoce riguardo a uno specifico suono.

Nelle forme più gravi può avere ripercussioni importanti nella vita di chi ne è affetto producendo difficoltà relazionali, ritiro e isolamento.

Nell’intento di trovare una soluzione, il soggetto mette in atto condotte di evitamento che, tuttavia, non risolvono il problema. Infruttuoso appare anche il tentativo paradossale di sforzarsi di rimanere calmo ed indifferente. L’individuo prova, inoltre, a impegnarsi nel non sentire ma così facendo non fa altro che focalizzare ancora di più tutta la sua attenzione sulla situazione (effetto calamita).

Anche i tentativi da parte degli altri di non fare rumore non risolvono il problema ma lo rinforzano e lo mantengono perché l’atteggiamento della persona rimane quello di vigile e tesa attesa che il silenzio venga interrotto.

Al contrario, può essere più efficace accettare il problema. Se combatterlo e resisterlo, infatti, fa stressare di più il soggetto, lasciar correre può ridurne l’intensità e la portata rendendolo più facile da affrontare. È importante anche che la persona parli e condivida le sue difficoltà con gli altri per spiegare e far capire il perché di alcune sue reazioni e la loro natura del tutto involontaria.

Da un punto di vista psicologico, il trattamento più indicato è la terapia cognitivo comportamentale. Altrettanto utile può essere l’apprendimento di tecniche di rilassamento per la gestione dell’ansia e dello stress.

Dott.ssa Cinzia Cefalo

Immagine dal web
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