Quando non è solo un complimento. Il catcalling

Il termine catcalling indica la molestia di strada. Si tratta di una sorta di bullismo compiuta da estranei in luoghi pubblici.

Come può far facilmente intuire il nome, nome che tradotto in italiano significa letteralmente chiamare il gatto, consiste in una forma violenza, spesso sottovalutata e non riconosciuta come tale, che si realizza attraverso comportamenti prevalentemente verbali quali fischi, battutine, pesanti e gratuiti commenti.

Le vittime sono, la maggior parte delle volte, le donne a cui vengono indirizzati ‘apprezzamenti’ dal contenuto esplicitamente a sfondo sessuale e dal carattere sessista ma il fenomeno può colpire anche gli uomini, i disabili, gli omosessuali e i transessuali tramite insulti omofobi o offese per etnia, religione, condizione fisica, ecc…

Ciò che differenzia il catcalling dal semplice complimento rivolto a una donna è la natura del tutto irrispettosa, oscena e volgare delle considerazioni, che rivela una percezione del genere femminile come mero oggetto sessuale.

Al contrario di quanto avviene durante un piacevole e gratificante corteggiamento da parte di un uomo, atto che, in ogni modo, è bene sottolinearlo, presuppone, ed è qui sostanzialmente la differenza, l’esplicito e chiaro consenso della donna per non tradursi in molestia o violenza nei suoi confronti, nel catcalling la donna mostra di non gradire i commenti ricevuti perché, non solo non richiesti, ma indiscreti ed inopportuni, li vive con imbarazzo, disagio ed umiliazione e prova nei loro confronti disgusto e vergogna. Di fronte ad essi avverte impotenza e rabbia e arriva, in alcune situazioni, addirittura a colpevolizzarsene (ad esempio per non aver sufficientemente coperto un seno particolarmente prosperoso, per aver indossato una gonna troppo corta, per essersi truccata troppo o troppo bene, ecc.).

I comportamenti di catcalling sono in grado di provocare, nella vittima, ansia, panico, depressione e problemi nella percezione e nella stima di sé. Generano, specie se compiuti in gruppo, un senso di minaccia e pericolo che elicita forti timori e paure. Possono, in casi estremi, sfociare in stalking e violenza fisica e sessuale.

In Francia nel 2018 il catcalling è considerato un reato punito con una multa.

In Italia non esiste una normativa specifica in merito. L’articolo 660 del Codice Penale punisce la molestia o disturbo alla persona come turbamento alla pubblica tranquillità. Si tratta, però, principalmente di tutela dell’ordine pubblico e non della dignità e libertà della donna . Lo stalking, invece, prevede che il reato sia reiterato nel tempo, cosa che non avviene nel catcalling.

Sebbene le opinioni sull’argomento siano ancora fortemente contrastanti perché culturalmente influenzate, qualcosa si sta muovendo anche nel nostro Paese attraverso le sempre maggiori denunce da parte di donne sui social, la nascita di tantissime pagine on line che dedicano interesse ed attenzione al fenomeno e le numerose petizioni che mirano ad introdurre il reato di catcalling anche in Italia.

L’intenzione è non continuare a sottovalutare e trascurare un fenomeno, retaggio di una cultura fortemente maschilista, che, secondo le ricerche, coinvolge una percentuale altissima di donne in tutto il mondo già a partire dall’adolescenza con conseguenze importanti nella loro vita quali perdita del senso di tranquillità e sicurezza nonché condizionamenti e limiti nelle scelte di tutti i giorni (come vestirsi, quale strada fare, ecc..).

A mio avviso, come al solito, l’arma più potente resta la prevenzione attraverso l’educazione e la diffusione di una cultura del rispetto della dignità e della libertà della donna.

Dott.ssa Cinzia Cefalo

Immagine dal web

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