Dal nome della psicologa russa che per prima lo osservò e lo studiò attraverso degli esperimenti in laboratorio, l’effetto Zeigarnik consiste nel ricordare meglio i compiti che sono stati interrotti e, quindi, rimasti incompleti rispetto a quelli portati a termine.
Il motivo risiede nella naturale tendenza umana a completare un’azione già cominciata.
L’interruzione di quello che stiamo facendo produce sensazioni di frustazione ed insoddisfazione di tale innata motivazione.
La tensione psichica conseguente provoca un rimanere più a lungo del compito nella memoria correlato, quindi all’ansia di terminare.
Per fare un esempio è come lasciare aperto un file sul pc pur lavorando ad altro; esso è sempre lì disponibile e in attesa, che consuma energia.
Questo meccanismo è lo stesso che ci consente e ci facilita l’esecuzione di attività in diverse fasi temporali.
E quello, inoltre, utilizzato in TV nelle telenovele o nei film a puntate per creare suspense attraverso trame insolute e per invogliare gli spettatori a seguire l’episodio successivo.
Concludendo, un consiglio: visto che il nostro cervello tende a tornare sulle cose incompiute e che queste sono veramente in grado di non lasciarci in pace fino alla fine, evitiamo di procrastinare e differire nel tempo quel che dobbiamo e vogliamo fare.
Conseguenza dell’effetto Zeigarnik è, d’altronde, che dopo il primo passo, gli altri verranno più facilmente. Tutto sta, perciò, nell’iniziare.
Dott.ssa Cinzia Cefalo
