La paura di essere imperfetti. L’atelofobia

Il termine atelofobia deriva dal greco atelès (imperfetto, incompleto) e phobos (paura).

Si tratta del timore di essere imperfetti, non solo fisicamente ma anche, ad esempio, dal punto di vista della prestazione.

Conviviamo, più o meno, un po’ tutti quotidianamente con la paura di non essere perfetti e di non corrispondere agli standard che ci impone la società e/o che ci autodettiamo, tanto da esserne continuamente influenzati nel nostro modo di vivere e di relazionarci con gli altri.

Nel caso specifico, tuttavia, l’atelofobia è un vero e proprio terrore che assale l’individuo riguardo alla sua intera persona e che finisce per coinvolgere e pervadere ogni ambito della sua esistenza (scolastico, professionale, familiare, amicale, ecc..).

Il soggetto è letteralmente ossessionato dall’idea angosciosa, persistente ed irrefrenabile, di non essere mai abbastanza capace o all’altezza delle situazioni e vive, perennemente, nella paura di essere sbagliato e di sbagliare.

Prova continui sentimenti di inadeguatezza, vergogna ed imbarazzo.

Possiede, come risultato di una bassa autostima, una scarsa fiducia nelle proprie capacità e risorse. Si mostra insicuro, si sente impotente e tende, da un lato, a colpevolizzarsi di tutto ciò che gli succede considerandolo una conseguenza del proprio incessante ed inevitabile fallire, dall’altro, ad evitare esperienze per lui potenzialmente stressanti e/o ansiogene.

L’atelofobico ha una visione del mondo e della realtà pessimistica e catastrofica e una percezione di sé, perlopiù fortemente negativa, alterata e distorta.

Lamenta sintomi ansiosi come attacchi di panico che si manifestano con tremori, tensione muscolare, paura di svenire, tachicardia, ecc… Soffre, inoltre, di irritabilità, mancanza di concentrazione, insoddisfazione cronica ed umore disforico. Può provare rabbia, sensazioni di irrealtà e di distacco da sé.

La persona, esigente nei suoi confronti e tendente al perfezionismo, non si accetta per come è ed assume un atteggiamento eccessivamente critico verso se stessa. Possiede aspettative elevate ed esagerate che, non riuscendo a realizzare, le provocano tristezza e delusione e che, in pericoloso circolo vizioso, finiscono per rinforzare negativamente le opinioni autosvalutanti che ha di sé.

Il terrore di fallire rende il soggetto rigido, ipercontrollato, incapace di rilassarsi ed evitante; lo inibisce e lo blocca in ogni proposito ed intenzione.

L’individuo è estremamente sensibile al giudizio altrui e ha la sensazione costante di essere severamente e continuamente giudicato dagli altri. Adotta, spesso, comportamenti conformisti ed esageratamente compiacenti perché alla ricerca dell’approvazione e del consenso sociale.

Nelle situazioni più gravi può finire per vivere in totale ritiro ed isolamento, eludendo completamente qualsiasi occasione di confronto e di competizione con gli altri.

Alla base dell’insorgenza del disturbo vi possono essere eventi traumatici vissuti nel periodo infantile e/o adolescenziale così come l’aver avuto genitori particolarmente oppressivi, esigenti e richiestivi, dalle aspettative e pretese elevate tali da sviluppare nel soggetto convinzioni profondamente negative su di sé.

L’atelofobia sembra essere maggiormente diffusa tra le donne per la loro maggiore sensibilità alle numerose pressioni sociali e culturali.

Essa può indurre la persona ad adottare comportamenti inadeguati e disfunzionali quali, ad esempio, cattive abitudini alimentari e/o diete estreme, ricorso eccessivo alla chirurgia estetica, tendenza all’autolesionismo (fino, nei casi estremi, al tentativo di suicidio), abuso di sostanze (alcol e droghe) , ecc..

Può, infine, sfociare in patologie psichiche importanti come disturbi dell’alimentazione, depressione, schizofrenia, ecc…

Si rende, pertanto, necessario un trattamento psicoterapeutico, accompagnato, nei casi più gravi, da un supporto farmacologico. L’obiettivo è il lavoro sulle cognizioni negative che il soggetto ha su di sé al fine di arrivare ad una sua autoaccettazione e valorizzazione personale.

Dott.ssa Cinzia Cefalo

Immagine dal web

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