In sessuologia, quando si parla di desiderio e di attrattiva sessuale, si usa il termine di libido, concetto cardine della teoria psicoanalitica che indica, appunto, l’impulso sessuale naturale umano.
La libido varia da uomo a uomo a secondo dell’età e delle sue condizioni psicofisiche.
Il desiderio sessuale, infatti, diminuisce, in genere, fisiologicamente con l’invecchiamento per un decremento spontaneo dei livelli di testosterone.
Tuttavia, anche nei soggetti giovani può, più o meno momentaneamente, subire dei cali, ad esempio per affaticamento, stanchezza e stress.
Malattie come l’obesità, la sindrome metabolica, l’ipogonadismo, l’insufficienza epatica o renale, il tumore, il diabete, ecc.., farmaci quali gli antiipertensivi, i neurolettici, gli antidepressivi, gli antiepilettici, ecc.. nonché l’abuso di alcol e doghe possono avere effetti negativi sulla libido maschile.
Fattori psicologici (ansia da prestazione, depressione, paura di contrarre malattie, incapacità di coniugare la sessualità con gli aspetti affettivi – emotivi, ecc..) e dinamiche di coppia (difficoltà nel raggiungere un’intimità fisica ed affettiva, assenza di complicità e di comunicazione, periodi di crisi, riduzione dell’attrazione fisica verso la partner per abitudine e noia, ecc..) sono in grado di influenzare in modo sfavorevole il desiderio sessuale dell’uomo.
Per disturbo del desiderio ipoattivo maschile o apatia sessuale si intende una disfunzione sessuale caratterizzata da diminuzione della libido, cioè calo del desiderio sessuale, che si manifesta per un periodo di almeno sei mesi.
Esso consiste in una perdita di interesse per l’attività sessuale con riduzione, quando non assenza totale, di pensieri e fantasie di natura erotica.
A causa di un atteggiamento di minore iniziativa e/o ricettività, i rapporti sessuali diventano meno frequenti e vengono vissuti meno intensamente.
A differenza dell’asessualità, che è un orientamento sessuale consapevole, tale condizione crea disagio e sofferenza personale e difficoltà interpersonali all’individuo.
Per il DSM5 la diagnosi deve essere fatta dal clinico tenendo conto dei fattori che influenzano il normale funzionamento sessuale del soggetto come l’età, il contesto di vita generale e socioculturale di appartenenza. Non deve, inoltre, essere meglio spiegata da un disturbo mentale non sessuale o conseguenza di grave disagio relazionale o di altri significativi fattori stressanti; non deve, ancora, essere attribuibile agli effetti di una sostanza, di un farmaco o di un’altra condizione medica.
Il disturbo del desiderio ipoattivo può essere primario (permanente, cioè presente da quando l’individuo è diventato sessualmente attivo) o secondario (acquisito dopo un periodo di funzionamento sessuale relativamente normale), generalizzato (globale) o situazionale (limitato a determinati tipi di stimolazione, situazione e/o partner), di gravità lieve, moderata o elevata.
Tra le cause si annoverano precoci esperienze traumatiche (molestie ed abusi in età infantile), conflitti di tipo emotivo e/o relazionali, un’educazione familiare eccessivamente rigida e sessuofobica.
In alcuni uomini insorge in seguito a problematiche erettili o di eiaculazione; in altri può, in rari casi, nascondere una omosessualità latente.
Nelle situazioni più serie la patologia può evolvere nel disturbo da avversione sessuale, una vera e propria fobia caratterizzata da disgusto e ripugnanza per l’attività sessuale ed evitamento del contatto sessuale genitale, capace, quest’ultimo, di scatenare reazioni di angoscia ed attacchi di panico nel soggetto.
Il trattamento prevede l’attività di psicoeducazione con lo scopo di aumentare la consapevolezza e la conoscenza del funzionamento sessuale e del proprio corpo, le tecniche di rilassamento per ridurre l’ansia e lo stress, la psicoterapia individuale o di coppia al fine di affrontare e risolvere i conflitti personali e relazionali.
Dott.ssa Cinzia Cefalo
