Noto anche come effetto di convalida soggettiva o effetto Barnum, indica il fenomeno in base al quale ogni individuo tende a immedesimarsi e a considerare valido, preciso ed accurato per sé un profilo psicologico vago, generico e con descrizioni sommarie tanto da adattarsi a diverse persone, se lo crede a lui riferito.
Nel 1948 nel contestare la validità di alcune procedure psicodiagnostiche lo psicologo Bertram R. Forer consegnò ai suoi studenti un test di personalità, al termine del quale fornì a tutti, indipendentemente dai risultati ottenuti, lo stesso profilo. Nonostante ciò, la maggioranza degli esaminati giudicò il profilo come adeguato per sé.
Descrizioni approssimative con tratti comunemente e frequentemente riscontrabili, molto più spesso positivi, le possiamo ritrovare nei test di psicologia spicciola (quelli che leggiamo sulle riviste femminili, per intenderci!) ma anche nell’oroscopo, nei tarocchi e/o in molte altre pseudoscienze.
Ma perché ci crediamo? Quale sono le variabili che determinano la loro credibilità?
Per prima cosa alla base del fenomeno Forer c’è, come già detto, il ritenere che il profilo sia personalizzato, appositamente fatto per noi e che, quindi, si riferisca specificamente a noi e alla nostra situazione.
Secondo, quando accettiamo ed approviamo quanto ci viene detto è perché tendiamo a essere sensibili e a rimanere affascinati dall’autorità di chi ci fornisce la valutazione. Questo, purtroppo, avviene sia nel caso in cui davanti a noi abbiamo un professore, come nell’esperimento del 1948 sopra riportato, sia in quello in cui ci imbattiamo in stregoni o ciarlatani di diverso tipo a cui noi attribuiamo, sulla base di carisma o altri fattori individuali e relazionali, capacità e competenze che di fatto non possiedono.
In ogni modo, i profili a cui ci riferiamo parlando di effetto Forer possiedono sempre tratti descrittivi altamente approssimativi, piuttosto comuni e generici, il più delle volte connotati in senso positivo, in cui tutti possono riconoscersi e compiacersi.
Essi finiscono per soddisfare, con le loro affermazioni positive, bisogni presenti in ognuno di noi (nessuno eccetto!) come quello di piacersi e di piacere, di riconoscersi ambiguità e contraddizioni interne così come potenzialità ancora da sviluppare o impegno, progressi, miglioramenti, ecc….
La conferma della descrizione di sé fornita avviene sulla base di bias interpretativi, in assenza, il più delle volte, di competenze critiche ed autovalutative adeguate.
In altre parole, i profili forniscono scorciatoie cognitive per eliminare o ridurre la dissonanza cognitiva tra aspetti caratteriali opposti che fanno parte della complessità della nostra personalità (descrivono, infatti, gli individui con caratteristiche dialettiche contrastanti come ‘a volte sei testardo, altre ti lasci convincere’), eliminano le contraddizioni, riducono la complessità, risolvono, con informazioni semplici e dal carattere persuasivo ed adulatorio, finalizzato a rassicurare e a compiacere, l’incertezza e l’insicurezza; generano, infine, aspettative (anche se spesso non veritiere e, pertanto, ingannevoli).
Dott. ssa Cinzia Cefalo
