
Il termine lutto si riferisce, in generale, all’esperienza della perdita, non necessariamente ed esclusivamente di una persona cara (per decesso, ad esempio, ma pure per separazione e divorzio) ma anche di altro tipo (economica o di status sociale, di lavoro per licenziamento o pensionamento, ecc…).
Si tratta, insomma, di eventi in cui la persona è privata di qualcosa e/o qualcuno di molto importante, che portano cambiamenti significativi, cioè ad alto impatto affettivo – emotivo, nella sua vita, tanto da richiederle ristrutturazioni ed adattamenti concreti nelle interazioni con l’ambiente circostante.
Di fronte a tali circostanze l’individuo attiva reazioni di natura fisica, cognitiva, emotiva, comportamentale e relazionale.
Il lutto si presta il più delle volte ad essere elaborato (l’elaborazione è il processo che conduce l’individuo all’accettazione e all’adeguamento funzionale ed efficace alla perdita subita) naturalmente e spontaneamente nel tempo.
Di solito ciò avviene in 3 fasi:
– l’evitamento durante la quale la difficoltà maggiore per il soggetto è prendere atto della perdita, comprenderla ed accettarla,
– il confronto emotivo che consiste nell’identificare, accettare, vivere ed esprimere la reazione emotiva alla perdita (in altre parole, la sofferenza e il dolore che ne conseguono),
– l’adattamento, ossia sopravvivere alla perdita in modo adattivo, ristrutturando le proprie percezioni e cognizioni e investendo, attraverso risorse personali ed ambientali, in modo nuovo e costruttivo nella realtà modificata.
La durata delle fasi è variabile da caso a caso, anche se viene considerato fisiologico uno stato depressivo della durata di circa 12 – 15 mesi.
Possiamo facilitare il processo di elaborazione adattiva del lutto (al quale, perlopiù, siano attrezzati geneticamente dalla nascita e che, pertanto, mettiamo in moto istintivamente in modo automatico di fronte all’esperienza della perdita) concedendoci il tempo necessario per riprenderci, riconoscendo il nostro dolore e la nostra sofferenza, ascoltandoli e dando voce alle nostre emozioni, dedicandoci le giuste attenzioni e cure, cercando il sostegno degli altri, ecc..
Alcuni fattori, tuttavia, rendono il lutto più traumatico.
Quando, nello specifico, la perdita riguarda la morte di una persona cara, ad esempio, alcune caratteristiche del decesso rendono l’esperienza più difficile da affrontare e superare: tra esse la fulmineità o mancanza di preavviso (morti improvvise come a causa di un infarto), la violenza (per incidente o catastrofe), l’intenzionalità (nel caso di suicidi o omicidi), la sofferenza dell’individuo prima di morire, la giovane età, ecc… complicano il processo di elaborazione del lutto. Particolarmente intensi e dolorosi sono anche la morte di un figlio o la contemporaneità di più decessi.
In queste circostanze, il processo del lutto viene sopraffatto dallo stress causato dal trauma.
Nel lutto cosiddetto complesso si assiste ad una compromissione, distorsione e/o non completamento dell’elaborazione del lutto, tenuto conto del tempo trascorso dalla situazione.
Un intervento psicoterapeutico può dare sollievo e beneficio per facilitare l’elaborazione della perdita.
In particolare l’EMDR (desensibilizzazione e rielaborazione attraverso i movimenti oculari) si è dimostrato particolarmente efficace nel trattamento delle conseguenze delle esperienze traumatiche di diversa natura.
Usa la stimolazione bilaterale alternata dei movimenti oculari per facilitare ed accelerare la desensibilizzazione e l’elaborazione dei ricordi più pesanti, disturbanti e traumatici dell’evento (le immagini peggiori, le emozioni più forti, i pensieri e le credenze relative).
Attraverso il movimento direzionale degli occhi (o altre tipologie di stimolazione alternata), mentre il paziente si concentra sul materiale traumatico, si riattiva la capacità innata di elaborazione, capacità che il lutto, per l’impatto emotivo e la traumaticità dell’evento della perdita, ha, invece, bloccato.
L’aiuto dell’EMDR è, quindi, quello di:
– aiutare la persona a superare l’evento in modo sano, funzionale ed efficace fornendo facilitazione, accoglimento e sostegno all’espressione della sofferenza,
– individuare, sviluppare ed utilizzare risorse e strategie adattive individuali ed ambientali,
– collocare l’evento nella propria storia personale contribuendo alla ricostruzione di significati e ad una rappresentazione interiore adattiva , rimuovendo vissuti conflittuali e negativi come rabbia, ambivalenza, colpa, dipendenza, ecc…
L’EMDR favorisce l’emergere di ricordi positivi precedenti l’evento, l’accesso ai quali è frequentemente impedito dalla drammaticità con cui è vissuta l’esperienza traumatica, ricordi essenziali per l’adattamento alla perdita in quanto ponte tra il prima e il dopo.
Dott.ssa Cinzia Cefalo
