Proprio in questi giorni per molti bambini è arrivato il fatidico momento, quello dell’inizio della scuola materna.
Per chi viene dal nido, ma anche e soprattutto per chi non l’ha mai frequentato, l’ingresso alla scuola materna rappresenta un passo importante e difficile. Si tratta di un momento di distacco e separazione dalla famiglia e di un’occasione di crescita che muove sempre di più verso l’autonomia, la socializzazione e la scolarizzazione, che aiuta, in altre parole, il bambino a sviluppare risorse e capacità individuali e ad interiorizzare le regole e le norme che disciplinano e governano l’interazione con gli altri, adulti e coetanei, nel suo contesto di vita.
Come ogni nuova esperienza può generare una vera e propria crisi evolutiva che comporta stress e richiede, nel tempo, cambiamento ed adattamento da parte del bambino (e non solo) ad ambienti, persone, modi e ritmi diversi.
La nuova scuola sarà fonte, sin dal momento dell’iscrizione, di aspettative, preoccupazioni, paure ed ansie tanto per i piccoli quanto per i loro genitori. E’ normale, dunque, aspettarci una reazione di qualche genere da entrambe le parti.
Accanto a mamme e papà apprensivi, spesso anche loro alla prima esperienza e perciò visibilmente impacciati, incerti e, non di rado, veramente agitati, è frequente assistere a bambini che fanno capricci, piangono, urlano, che si attaccano alle gambe dei genitori e che proprio non ne vogliono sapere di essere lasciati lì. Alcuni, invece, sembrano non mostrare segni di reazione durante le ore scolastiche per poi diventare più irrequieti, irritabili ed intrattabili del solito al rientro a casa o regredire attraverso comportamenti come, ad esempio, fare di nuovo la pipì addosso, voler dormire nel lettone con mamma e papà, comportarsi da più piccolo nel gioco e/o con gli altri, ecc… Altri, ancora, finiscono per rivelarsi solo in un secondo momento, a distanza, magari, di una o due settimane o anche più, quando mamma e papà credevano che ormai fosse fatta e che l’avessero passata liscia.
Insomma, tutti i bambini, a ben osservarli, esterneranno un qualche tipo di reazione, ognuno a modo suo a secondo anche della propria personalità. È il contrario, ossia la totale assenza di essa, a dover insospettire e, a volte, persino preoccupare!
Detto ciò, come genitore, l’adulto, lungi dall’assumere un atteggiamento severo e giudicante nei confronti di se stesso e di suo figlio, dovrà mostrarsi in grado di accettare e gestire in primis le sue emozioni in modo da aiutare il bambino a sentire, vivere ed esternare adeguatamente le proprie. Papà e mamma dovranno per primi fare i conti con l’esperienza della separazione dal figlio (molto spesso più difficile per loro che per quest’ultimo); solo così riusciranno ad accogliere, comprendere e contenere efficacemente i vissuti del loro bambino.
Inoltre, per quanto per il figlio possa rivelarsi un’esperienza dura e difficile, i genitori non dovranno mai dubitare delle sue capacità di farcela!
Piuttosto sarà bene che, con fare sereno e tranquillo, si mostrino fiduciosi in lui, spronandolo ed incoraggiandolo non solo a parole ma anche con sorrisi, sguardi ed abbracci.
Seguono alcuni suggerimenti per tutte le mamme e i papà alle prese in questi giorni con questa avventura.
Per prima cosa, quando è il momento di allontanarvi da vostro figlio e di lasciarlo, non scappate mai quando è distratto. Anche se piange o fa i capricci, avvisatelo sempre che state andando via e salutatelo. Ditegli pure tranquillamente dove andate senza inventarvi, come spesso succede, che sarete dietro la porta a sorvegliarlo o ad aspettarlo.
Non raccontategli mai bugie nel timore delle sue reazioni. Infondente, al contrario, fiducia e sicurezza.
Già da casa e tempo prima usate un atteggiamento fermo e deciso per prepararlo parlandogli con attenzione e calma. Evitate, tuttavia, spiegazioni troppo insistenti, lunghe o dettagliate che potrebbero far vivere anticipatamente con ansia l’evento.
Inoltre, potrà tornarvi utile aiutare il bambino a trovare una buona motivazione per andare a scuola, sottolineandone i risvolti positivi e piacevoli. Potete usare la fantasia, inventando, ad esempio, una storia.
Nel rispetto delle regole della scuola e con il consenso delle maestre, consentite a vostro figlio di portare con sé un oggetto a cui è affezionato, purché non sia troppo piccolo o pericoloso per sé e per i compagni (un peluche, un fazzolettino, una collanina da appendere al collo, ecc.. ad esempio).
Di fronte alle sue reazioni emotive, mostrate empatia e comprensione e rassicuratelo. Evitate frasi che lo inibiscano nell’espressione dei suoi stati emotivi (‘non piangere’, ‘ora non ti comportare come un bimbo piccolo’, ‘sei grande ormai per fare tutte queste storie’), lo colpevolizzino (‘con te ogni cosa è difficile’), lo confrontino con altri bimbi (‘guarda lui, non piange come te’, ‘tuo fratello è stato più bravo di te’), ecc…
Al rientro farsi raccontare come è andata, cosa ha fatto e come è stato, invitarlo a far uscire i suoi vissuti e le sue emozioni; queste non vanno assolutamente ignorate, negate e/o represse.
Concludendo, occorre armarsi di santa pazienza e aiutare il bambino, nel rispetto dei suoi ritmi e tempi personali, ad adattarsi alla nuova situazione.
Dott.ssa Cinzia Cefalo
