E’ ormai risaputo che lì dove, incapaci ed in difficoltà, tacciamo è, spesso, il nostro corpo, volenti o nolenti, a parlare per noi. Esso costituisce un linguaggio simbolico che si esprime, attraverso i sintomi, quando qualcosa non va.
L’intestino, nello specifico, riflette il rapporto che abbiamo con l’ambiente circostante e rappresenta, normalmente, nel suo buon funzionamento, un delicato e sempre precario equilibrio, nel processo di interscambio, tra il dare e il ricevere, il trattenere e il rilasciare.
Esso è, inoltre, in grado di comunicare il disagio emotivo ed affettivo che proviamo e che non riusciamo a gestire e a esternare altrimenti.
Il termine stipsi deriva dal grego styphein che significa stretto.
Si tratta di un problema molto diffuso nella società occidentale con sintomi quali difficoltà ad evacuare adeguatamente e regolarmente, gonfiore e dolori addominali, sensazioni di costipazione e pesantezza.
E’, spesso, la diretta conseguenza di uno stile di vita frenetico ed errato. Per i medici, infatti, le cause più frequenti sono l’alimentazione squilibrata e povera di fibre, la scarsa idratazione e la sedentarietà.
In alcuni casi, invece, può essere dipendere da disturbi gastrici, disfunzioni intestinali, ostruzioni rettali o, ancora, dall’assunzione di determinati farmaci.
Nell’accezione psicologica, tuttavia, la stipsi è, di frequente, il risultato di un’interazione conflittuale con il mondo esterno. Indica, cioè, emblematicamente problematiche nella relazione tra le dimensioni interiori, istintuali e psichiche del soggetto che ne soffre e la realtà concreta e materiale in cui vive.
Non di rado, infatti, si ritrova in un individuo timido, introverso, bloccato e inibito socialmente. Rivela, spesso, atteggiamenti di insicurezza personale, timore, sfiducia e diffidenza negli altri.
In altre parole, assume, in alcune situazioni, il significato psicologico del ritiro, della chiusura e dell’isolamento della persona in un guscio individualistico ed autosufficiente nel tentativo di preservarsi e difendersi da ogni forma di intrusione ed invasione esterna.
Equivale simbolicamente al trattenere, al non cedere, al rimanere attaccati. E’ correlata agli aspetti di personalità dell’ostinazione e della caparbietà. Rimanda alle dimensioni del possesso e dell’avidità.
Alla base dello sviluppo del sintomo possono esserci traumi, esperienze di deprivazione, ambienti fortemente invischianti, competitivi e/o stressanti.
Per quanto riguarda il trattamento, in alcuni casi, soprattutto quando finisce con il diventare un tratto del carattere del soggetto, oltre agli abituali rimedi (farmacologici come lassativi o naturali quali tisane e infusi) e all’adozione di un corretto stile di vita (alimentazione sana e equilibrata e sufficiente attività fisica), può rendersi necessaria la psicoterapia.
Dott.ssa Cinzia Cefalo
sto sempre molto male, ho una chiusura col mondo, ma lo preferisco, non sempre, sono un imprenditore, comunico, alla fine col mondo, ma non mi ascolto e’ come se il mio intestino fosse di un’ altra persona e non so cosa fare, tanto sono stanca, di semi l
di lino, di euchessina o altro altro ancora. Mangio bene attenta non so…….. grazie
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Come dico nell’articolo il nostro corpo parla per noi e spesso esprime il nostro disagio interiore. Escluse cause organiche (intolleranze o disturbi di altro genere) o uno stile di vita eccessivamente stressante,frenetico e/o sedentario, sarebbe bene cercasse di approfondire le cause psichiche sottostanti con un lavoro su se stessa al fine di raggiungere un adeguato livello psicofisico. Oltre la psicoterapia, possono essere utili tecniche psicologiche ad orientamento corporeo o di rilassamento come il training autogeno. Per qualsiasi altra informazione mi contatti pure al 3492862006. Buona serata
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