Il perdono, come dice appunto la parola (dal latino ‘per’ completamente e ‘dono’), è il dono più grande che si possa fare, tra tutti il più completo ed immenso.
Se pensiamo, tuttavia, che, quando, di fronte a un tradimento, un’offesa, un abbandono, ecc…, rinunciamo a provare risentimento e/o desiderio di vendetta e di rivalsa o, ancora, mettiamo da parte rabbia e rancore, lo facciamo esclusivamente per l’altro che ci ha maltrattato, ferito e fatto soffrire, sbagliamo di grosso.
Sorprenderà molti scoprire che un gesto, all’apparenza tanto altruista, ha funzioni e finalità perlopiù egoistiche con effetti positivi e vantaggiosi per la persona che lo compie.
Quando si decide (sì perché di decisione e scelta intenzionale e volontaria si tratta!) di perdonare veramente e fino in fondo, non lo si fa che per se stessi. E’ un atto di amore verso di sé, il massimo regalo in assoluto che ci si possa concedere!
Significa allora che optiamo per liberarci da sentimenti negativi e dannosi, come odio e astio, che continuerebbero, anche a distanza di tempo da quanto accaduto, ad insidiare, ‘avvelenare’ ed ‘inquinare’ inconsapevolmente la nostra vita, bloccandoci nella sofferenza, ‘incatenandoci’ ed incastrandoci in dinamiche e schemi ripetitivi, pericolosi ed autodistruttivi che limitano, alterano e distorcono la percezione della realtà che ci circonda.
Il perdono ci consente, invece, di lasciare andare, di far scorrere via quanto è successo. Questo è possibile solo quando scegliamo e decidiamo di andare avanti e di lasciarci alle spalle tutta l’esperienza vissuta, per quanto brutta e dolorosa essa possa essere stata stata.
Tuttavia, perdonare non vuol dire affatto dimenticare; al contrario, significa dare un senso a quanto avvenuto, considerarlo all’interno di una prospettiva più ampia e complessa che tenga conto non solo di sé ma anche dell’altro e della circostanza in cui il comportamento causa di tanta sofferenza si è verificato; indica comprenderlo pienamente, accettarlo e farne costruttivamente qualcosa.
In tale ottica il perdono è un importantissimo strumento di guarigione. Dotato di un forte valore terapeutico, permette di ripristinare l’equilibrio interiore e di produrre pace, armonia e benessere emotivo. E’, inoltre, opportunità di crescita e maturazione personale per un individuo che si rivela, così, in grado di rimettersi in gioco nonostante il male e il dolore che prova.
Dal punto di vista relazionale, il perdono viene ‘concesso’, così si dice, all’altro …. come si trattasse di un atto di maestà che erge ed eleva chi lo elargisce a una condizione di superiorità e di potere. Se pur capace di ribaltare la posizione e la percezione del soggetto da vittima che subisce ad agente attivo, il vero perdono, in quanto gesto empatico e amorevole, non è quello imposto dall’alto ma è quello che mette su un piano di parità e reciprocità con l’altro. La facoltà di quest’ultimo di procurare sofferenza viene, in ogni modo, neutralizzata dall’adozione, da parte della persona che perdona, di un atteggiamento di rinuncia ad aspettative, il più delle volte passive, deleganti e deresponsabilizzanti, nei suoi confronti.
Il perdono può avere anche effetti riparativi e trasformativi sul rapporto: si può scegliere di dare ancora fiducia all’altro, di concedergli un’altra opportunità, di ricominciare da capo, ecc…
Ma se è vero che non ci può essere riconciliazione vera senza perdono, non è detto il contrario. Non sempre, infatti, la prima segue al secondo; in altre parole, non necessariamente la relazione continua: a volte, quando è impossibile risanare il rapporto o nel caso in cui questo assuma caratteristiche ‘tossiche’ e nocive, la rottura è inevitabile.
Il perdono autentico, quello che va oltre il mero gesto formale, di facciata, è, in definitiva, frutto di un difficile processo psicologico di elaborazione e trasformazione cognitiva ed affettiva che richiede consapevolezza ed accettazione di quanto successo all’interno di importantissime dinamiche di attribuzione di senso.
Richiede, inoltre, tanto coraggio perché obbliga a mettersi in discussione, a riconoscere, dentro la situazione, la propria responsabilità, il ruolo svolto, il contributo soggettivo, gli errori eventualmente commessi, ecc….
Costituiscono ostacoli al perdono:
- l’orgoglio personale,
- il timore di sminuirsi o umilarsi di fronte all’altro,
- la convinzione che solo l’altro abbia sbagliato,
- la tendenza a proiettare all’esterno i propri aspetti negativi nel tentativo di continuare a percepire stessi come perfetti ed infallibili.
A perdonare si può e si deve imparare, ricordando, inoltre, che il perdono più difficile è e resterà sempre quello verso se stessi.
Dott.ssa Cinzia Cefalo