Alcune donne in età fertile, nella settimana precedente le mestruazioni soffrono di sintomi fortemente invalidanti, causa di forti disagi nella vita quotidiana e nelle relazioni con gli altri, come sbalzi di umore, marcata irritabilità, difficoltà a concentrarsi, ansia, tensione, apatia e faticabilità.
Accanto a sintomi fisici quali gonfiore addominale, dolori muscolari, alle articolazioni e al seno, ecc., lamentano cambiamenti nel sonno (insonnia o ipersonnia) e nell’appetito (aumentata sensazione di fame e ricerca selettiva di certi tipi di cibo).
Si tratta del disturbo disforico premestruale, da non confondere con la dismenorrea, i cui sintomi sono esclusivamente fisici, o con la sindrome premestruale, dove il disagio è meno marcato e di natura prevalentemente fisica e comportamentale.
Nel disturbo disforico premestruale, le problematiche affettive ed emotive che lo caratterizzano, simili a quelle di un vero e proprio stato depressivo, tendono a migliorare, fino a scomparire, con l’insorgere delle mestruazioni.
Per il DSM 5, il manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, che lo include tra i disturbi depressivi, per fare diagnosi occorre che i sintomi si presentino per almeno due cicli nell’arco di un anno (altrimenti si parla di disturbo provvisorio).
Inoltre, la sintomatologia non deve essere correlata agli effetti fisiologici derivanti dall’assunzione di sostanze, a un’altra condizione medica o ad altri disturbi mentali e/o di personalità.
Anche se alla base sembrano esserci, come cause, squilibri ormonali o alterazioni dei neurotrasmettitori (la serotonina in particolare), il disturbo è, comunque, influenzato da fattori sociali come la cultura, il tipo di educazione e il livello di istruzione.
Da non trascurare pure la dimensione psicologica: determinanti nell’acuire i sintomi ed accentuare la problematica sono aspetti cognitivi e psichici quali la immagine di sé della donna, la percezione della sua femminilità, il rapporto che ha con il suo corpo, come vive ed agisce la sua sessualità.
In particolare appaiono fondamentali tre semplici regole di vita quotidiana, valide un po’ per tutti, utilissime nel caso del disturbo che stiamo trattando.
- Regola numero uno: condurre una vita tranquilla e regolare. Questa prima regola si traduce nell’evitare stress e stanchezza eccessiva, fare pause durante le normali attività giornaliere, prendersi del tempo per dedicarsi a qualcosa di piacevole e rilassante ma anche mangiare regolarmente evitando di saltare i pasti e/o di fare abbuffate (è preferibile fare piccoli pasti frequentemente), dormire un numero di ore sufficiente ad orari fissi, ecc..
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Regola numero due: alimentarsi i/n modo sano ed equilibrato. Si tratta di eliminare cibi in scatola, alimenti ricchi di zuccheri e grassi, di limitare il consumo di alcol, caffè, tè e altre bibite eccitanti nonché di ridurre l’uso di sale. Al contrario occorre mangiare molta frutta e verdura e bere molta acqua. Alcuni cibi, invece, possono essere d’aiuto come la soia, ricca di fitoestrogeni e quindi naturale regolatrice ormonale.
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Regola numero tre: praticare una regolare e moderata attività fisica. Quest’ultima, responsabile del rilascio nell’organismo di endorfine, contribuisce ad aumentare il senso di benessere psicofisico. Tuttavia, è bene non eccedere ed evitare le ore serali per non avere difficoltà a passare dallo stato di attivazione/eccitazione, che inevitabilmente l’attività fisica comporta, al sonno.
Fondamentale è piacersi e stare bene e in armonia con se stessi e con il proprio corpo.
Utile a tal fine tutto ciò che riguarda l’attenzione verso la propria salute e la cura di sé.
Tecniche di rilassamento e meditative aiutano a venire a contatto con importanti aspetti fisici e psicologici, aumentando la conoscenza, la consapevolezza e la padronanza di sé.
Un atteggiamento sereno verso la propria sessualità e di accettazione della propria intimità e femminilità sono, inoltre, la base di una gestione più tempestiva ed efficace del disturbo.
Con lo scopo di evitare ulteriori conseguenze e complicanze psicologiche, appare necessaria, già a partire dall’età puberale, un’adeguata educazione psico – affettiva e sessuale ad opera di genitori, educatori e sistema scolastico.