L’algofobia

   L’algofobia, anche detta agliofobia (che di certo non è la paura dell’aglio!), dal greco algo cioè dolore, non è altro che un timore esagerato ed anormale, persistente, incontrollabile ed ingiustificato, di provare sofferenza fisica tanto da arrivare a paventare, procrastinare e/o evitare del tutto esperienze comuni ed ordinarie che potrebbero provocarne anche in piccola quantità (ad esempio cure dentarie, analisi del sangue, piccoli interventi estetici e/o chirurgici,  i rapporti sessuali, il parto, ecc…) con inevitabili conseguenze e ripercussioni sulla vita di ogni giorno e sul benessere psicofisico del soggetto che ne soffre.

   In realtà, si tratta di una paura immotivata e sproporzionata molto diffusa, causa di sintomi quali ansia, attacchi di panico, senso di svenimento, tensione, blocco psicologico e fisico (freezing)  o  vera e propria fuga di fronte alle più svariate situazioni potenzialmente dolorose.

L’individuo, inoltre, pur di non provare dolore, tende, spesso, ad abusare di farmaci, soprattutto analgesici.

   L’algofobia può comparire in comorbidità con vari disturbi d’ansia, dell’umore e della personalità.

Non di rado all’origine del disturbo ci sono precedenti esperienze particolarmente dolorose, vissute in passato in modo estremamente traumatico dalla persona.

Al di là dell’entità della sofferenza fisica che un evento è in grado di provocare, tuttavia, alcuni soggetti possiedono, costituzionalmente e/o per condizionamento ambientale, una più spiccata sensibilità al dolore con una soglia notevolmente bassa e una scarsa tolleranza ad esso; questo li conduce, spesso, a temerlo e ad evitarlo in ogni modo una volta sperimentato per diverse ragioni.

La componente psicologica, del tutto soggettiva e basata sulla storia personale, rimane, pertanto, determinante nella percezione e nella reazione al dolore.

   Per quanto riguarda il trattamento, buoni risultati si ottengono con la psicoterapia cognitivo comportamentale (tramite l’utilizzo di tecniche come la desensibilizzazione sistematica) ma anche con quella ad approccio breve strategico (focalizzata sull’aspetto disfunzionale e disadattivo dei sintomi) e con quella ad orientamento psicodinamico (volta ad approfondirne le dinamiche psicologiche sottostanti) nonché con l’ipnosi.

Dott.ssa Cinzia Cefalo

 

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