Il termine orbiting in inglese significa letteralmente ‘che orbita intorno’. Si è diffuso recentemente nel senso comune nella sua accezione più ampia e figurata di ‘essere nella sfera di influenza di qualcuno’.
Utilizzato per la prima volta dalla scrittrice Anna Iovine, descrive un fenomeno piuttosto recente, diffuso in particolare tra i millennials, secondo il quale un individuo continua a ‘ronzare intorno’ a una persona con cui ha in precedenza interrotto ogni tipo di rapporto, a gravitare, appunto, nella sua ‘orbita’.
Si tratta di un’evoluzione del ghosting, di cui ho parlato in precedenza in un articolo a cui rimando per approfondimenti.
Nel caso dell’orbiting, tuttavia, il soggetto non scompare definitivamente, non esce, completamente dalla vita dell’altro proseguendo a manifestare la sua ‘presenza’ soprattutto attraverso i social. Ad esempio, persiste nel visitare i vari profili della persona in questione, a visualizzarne le storie, a condividere i suoi tweet, a commentare e/o mettere like sui suoi post e sulle sue foto.
Come il ghosting e il zombieing può coinvolgere ogni tipo di relazione (amicale, sentimentale, familiare, ecc…).
Che significato assume un atteggiamento del genere? Quali i motivi?
Sicuramente rappresenta una difficoltà, maggiore o minore, per disparate ragioni (soggettive, situazionali e/o interpersonali), a chiudere il rapporto e a separarsi dall’altro verso il quale si continua, per diversi motivi, a mantere una certa dose di interesse e a rivolgere parte della propria attenzione.
A volte l’orbiter è ingenuamente inconsapevole che l’altro è a conoscenza delle sue azioni e non si rende conto del loro impatto su di lui.
Altre, invece, l’orbiting rappresenta una strategia perversa di manipolare l’altro messa in atto con il fine di controllarlo e spiarlo, disinteressandosi, tuttavia, narcisisticamente ed egoisticamente, delle conseguenze del proprio comportamento.
Si tratta di una forma di abuso emotivo, una vera e propria tortura psicologica silenziosa e pericolosa perpetuata ai danni dell’altro.
Esprime, spesso, impulsi non solo voyeristici ma anche sadici ed aggressivi.
Attraverso l’orbiting il soggetto, di frequente, serba, più o meno coscientemente ed intenzionalmente, in ogni modo tatticamente, la possibilità per non rompere radicalmente con l’altro e non perdere irrevocabilmente la relazione, specie quando dubita di aver preso la decisione giusta. L’individuo lascia opportunisticamente aperto uno spiraglio, in caso di bisogno e/o ripensamento, cercando di mantenere buono l’altro.
Questa situazione costituisce, comunque, una modalità ambigua, superficiale e non impegnativa di rimanere in rapporto con l’altro.
Quest’ultimo, lasciato in sospeso e continuamente sul filo del rasoio, non di rado, vive con insicurezza, ansia e frustrazione una condizione poco chiara e parecchio incerta. Può, inoltre, arrivare a nutrire aspettative e speranze che rischia, però, di vedere tradite e deluse. Può sviluppare paranoie, pensieri fissi ed ossessivi, timore di essere controllato e paura di altre possibili reazioni dell’orbiter.
In conclusione, il normale processo di separazione al termine di un rapporto interpersonale viene, in tal modo, ostacolato ed impedito.
Dott.ssa Cinzia Cefalo
