La Sindrome di Cotard prende il nome dal neurologo che per primo la descrisse nel 1880 a Parigi.
Si tratta di una rarissima patologia di natura psichiatrica caratterizzata da una grave forma di delirio di tipo nichilistico dove il soggetto, in uno stato di completa perdita del senso di realtà, derealizzazione e depersonalizzazione, arriva alla negazione assoluta di sé e del mondo circostante.
Detta anche sindrome dell’uomo morto o del cadavere che cammina, consiste, in parole
più semplici, nella convinzione di essere morto e/o di non esistere.
La persona crede di non essere mai nata o di essere deceduta ma condannata all’immortalità per espiare le proprie colpe.
L’individuo con Sindrome di Cotard pensa di non avere mai avuto o di aver perso certe cose come il nome, l’anima, il sangue, varie parti del corpo, i propri averi, alcune persone care come figli o genitori, ecc.
Si rifiuta di nutrirsi perché non ne avverte la necessità.
Ha idee deliranti sul proprio corpo che vede trasformato (ad esempio pietrificato) e di cui sente l’odore della carne in putrefazione.
Dopo una fase iniziale di angoscia e disperazione, con frequenti e paradossali ideazioni e tentativi suicidiari, i sintomi si cronicizzano e il soggetto assume un atteggiamento distaccato di fronte ai suoi deliri di cui parla senza alcuna partecipazione e coinvolgimento emotivo.
La caratteristica principale è, infatti, l’assenza totale di emozioni che portano alla convinzione di essere morto.
La Sindrome di Cotard si ritrova in pazienti psicotici (schizofrenici) ma anche in soggetti con patologie di tipo demenziale (ad es. Morbo di Alzheimer) o traumatizzati con danni cerebrali.
Le cause sarebbero da imputare ad un’interruzione delle connessioni nervose dei centri deputati alle emozioni con le aree sensoriali.
Ad un’indagine strumentale si evidenziano atrofie cerebrali nel lobo temporale medio e lesioni al lobo parietale.
Alla TAC si sono ritrovate similitudini con pazienti in stato di coma vegetativo.
Vista la gravità del quadro sintomatologico è necessario il ricorso tempestivo dei familiari allo psichiatra.
Il trattamento prevede la somministrazione di farmaci antidepressivi ed antipsicotici affiancata da sedute psichiatriche.
Dott.ssa Cinzia Cefalo