Quando il gioco si fa pesante. Il gambling

   Gambling deriva dall’inglese to gamble che significa giocare d’azzardo. In Italia il termine è diventato sinonimo di gioco d’azzardo patologico.

Quando si parla di gioco d’azzardo, dove, rispetto ad altri tipi di gioco, si aggiunge l’aspetto lucrativo a quello ricreativo (slot machine, lotterie, gratta e vinci, bingo, scommesse sportive, ecc.), si devono considerare tre diversi possibili livelli di realtà: quello sociale dove il comportamento dei soggetti rimane all’interno di una soglia di adeguatezza e funzionalità personale e sociale, quello problematico (considerato a rischio perché l’individuo aumenta sempre di più il tempo e le spese dedicati al gioco) e quello patologico (vera e propria dipendenza e, quindi, disturbo di natura psicologica e psichiatrica).
Il Gambling, o GAP (da gioco d’azzardo patologico), o ancora ludopatia, è un disturbo del comportamento caratterizzato dal bisogno compulsivo, ricorrente e persistente di giocare e dalla perdita di controllo nelle situazioni di gioco.
Il DSM 5, il manuale statistico e diagnostico dei disturbi mentali, lo annovera tra i disturbi da addiction. Indica la necessità di assenza di episodi maniacali per una diagnosi differenziale e contempla la possibilità di un quadro sintomatologico episodico (per mesi) o persistente (per anni), di gravità lieve, moderata o grave.
Si tratta di una new addiction, cioè di una nuova forma di dipendenza, molto diffusa, non legata, come siamo spesso abituati a osservare, a una sostanza ma ad atteggiamenti ed azioni reiterati nel tempo, di natura ossessivo compulsiva e con alla base un discontrollo degli impulsi.
Il soggetto che ne soffre ha il pensiero continuamente e incessantemente sul gioco: rivive situazioni di gioco passate, programma quelle future, passa l’intera giornata a organizzarsi su come procurarsi i soldi, dove, quando e quanto giocare, ecc..
Il ricorso al gioco permette, spesso, alla persona di alleviare sensazioni di disagio e tensione interiore preesistenti (ansia, depressione, ecc.), producendo in lei vissuti emotivi di euforia, eccitamento, avventura, alternati, però, a sensi di colpa, umore disforico, angoscia, ecc..
La percezione del valore del denaro finisce per essere alterata e distorta: l’individuo gioca sempre più soldi e, in caso di perdita, non riesce a ritirarsi dal gioco.
Numerosi, ma vani, i tentativi di controllare, ridurre o smettere di giocare: in assenza del gioco, il soggetto sperimenta intense reazioni di ansia ed irritabilità.
Per reperire il denaro da giocare, la persona arriva a mettere in atto anche comportamenti antisociali come frode, furto, ecc. Mente e nasconde il suo stato di dipendenza psicologica a familiari ed amici. Giunge a chiedere prestiti e a indebitarsi.
Non di rado, mette a rischio o perde relazioni significative e/o lavoro.
Le conseguenze, fonte di forte disagio clinico per l’individuo, sono, quindi, molteplici e a più livelli: economico, lavorativo e relazionale (nella coppia e nella famiglia).
Il trattamento prevede psicoterapia associata a farmaci (antidepressivi e/o stabilizzanti dell’umore).
Esistono gruppi di autoaiuto all’interno di alcune associazioni che si occupano del disturbo.

A livello pubblico il problema è affrontato nei Ser.D (ex Ser.T).

Dott.ssa Cinzia Cefalo
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