Il framing è una distorsione cognitiva particolarmente frequente e comune a tutti noi.
Sono stati A. Tversky e D. Kahneman, con i loro studi e le loro ricerche, a porre l’attenzione su questo particolare ed interessante fenomeno.
To frame in inglese significa incorniciare ma anche dare una fregatura.
La cosa curiosa è che per effetto del framing rimaniamo in realtà fregati, in un certo qual modo, per primi noi stessi.
Tendiamo ad autolimitarci circoscrivendo le nostre possibilità di esperienza e riducendo i nostri campi di azione. Corriamo il rischio di incorrere in grossi errori di valutazione, di fare scelte sbagliate e di metterci nelle condizioni di non riuscire proprio a vedere come uscire da situazioni difficili ed insopportabili.
Il framing viene definito come una deviazione dal modello di scelta razionale.
Esso riguarda la primissima fase di definizione ed organizzazione di un problema e finisce inevitabilmente per influenzare quella successiva di valutazione delle alternative decisionali.
In altre parole, si tratta di un processo di ‘incorniciamento delle scelte’ sulla base di come il problema viene strutturato e, di conseguenza, interpretato già a partire dalla fase di raccolta e valutazione delle informazioni e dei dati necessari per la sua soluzione.
Avviene per una sorta di pigrizia mentale.
Secondo la regola della acquiescenza, rimaniamo, infatti, spesso prigionieri della cornice che ci viene fornita: tendiamo cioè ad accettare le cose per come ci vengono esposte senza avvertire il bisogno di ricercare alternative. E questo perché è più facile e più comodo e ci fa risparmiare tempo ed energia.
Inoltre, abbiamo la tendenza a percepire e a valutare il problema isolandolo dal contesto globale di appartenenza (regola della segregazione). La visione di esso all’interno di un sistema di molteplici nessi ed intricate relazioni ci appare indubbiamente più complessa e dispendiosa.
Tutto ciò comporta l’adozione di un particolare e limitato punto di vista (frame), di una prospettiva parziale, e a volte fuorviante, che influenza e condiziona i processi di scelta e di decisione.
Insomma, ci soffermiamo e focalizziamo su alcuni aspetti del problema escludendone ed ignorandone altri altrettanto centrali ed importanti.
Sintetizzando economia e velocità cognitiva a scapito di accuratezza e libertà di scelta ed azione.
Tale fenomeno cognitivo assume particolare importanza nel Marketing, nella Pubblicità e nella Comunicazione dove il formato che viene dato all’informazione, il linguaggio usato, la selezione dei dati da proporre, ecc. vengono oculatamente soppesati ai fini della manipolazione dell’opinione e decisione pubblica.
Dott.ssa Cinzia Cefalo