Può essere considerato un metodo integrato e personalizzato (non esiste un percorso programmato definito e stabile) di sviluppo ed accrescimento dell’identità personale e professionale dello sportivo, con effetti benefici nell’ambito dello sport e della vita quotidiana.
La preparazione è autogestita: il soggetto, fornito di supporti audio – visivi, è in grado di allenarsi quotidianamente per conto proprio. L’obiettivo è di rendere l’individuo completamente autonomo e responsabile nella gestione personale.
Il Mental Training tiene in considerazione il concetto di uomo – atleta; si rivolge, cioè, in primis all’uomo e, in secondo luogo, allo sportivo che c’è in lui, il quale rappresenta solo una parte della sua complessità.
Nella preparazione viene, perciò, ad essere coinvolta l’intera personalità del soggetto negli aspetti cognitivi, affettivi e relazionali. Si cerca di mettere in contatto l’individuo con i propri vissuti, emozioni, sensazioni e di sviluppare abilità mentali (la focalizzazione, il self talk, la visualizzazione, ecc.) e capacità relazionali in grado di influenzare potentemente la prestazione sportiva.
Il Mental Training mira al raggiungimento dell’appagamento, della soddisfazione e della realizzazione professionale e personale dello sportivo, lavorando su competenza ed autostima. Suo traguardo finale è, infatti, la peak performance, punto massimo di arrivo per la qualità eccezionale della prestazione e il forte senso di potenza e benessere, fortemente motivante, che ne deriva.
Il Mental Training, applicabile a qualsiasi disciplina sportiva, non solo a livello agonistico ma anche dilettantistico ed amatoriale, può essere fatto individualmente sul singolo sportivo oppure su un’intera squadra o, ancora, su un gruppo di soggetti (max 10 – 15 persone) che praticano lo stesso sport.
Con i bambini di età inferiore ai 10 – 11 anni si usano strategie specifiche improntate sul gioco e sul divertimento.
Richiede dieci incontri, della durata ognuno di un’ora e mezzo circa e frequenza settimanale.
Tra le tecniche usate le principali sono:
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il rilassamento (training autogeno e rilassamento progressivo di Jacobson) per sviluppare l’autocontrollo, ridurre l’ansia, favorire la concentrazione sul compito e recuperare forza ed energia;
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il goal setting, cioè la formulazione degli obiettivi attraverso un’attività di programmazione e di pianificazione, per giungere al miglioramento graduale delle prestazioni;
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l’imagery (tecniche di visualizzazione ed immaginazione) per acquisire o esercitare specifiche abilità fisiche e/o psichiche;
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il focusing (tecniche di focalizzazione dell’attenzione e della concentrazione) per identificare ed imparare a gestire i fattori distraenti interni (fatica, pensieri inadeguati, ansia, ecc.) ed esterni (eventi climatici, e metereologici, rumori, ecc.);
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le tecniche di comunicazione (incontri di gruppo tra atleti ed allenatori, allenatori e dirigenti, atleti di una stessa squadra, ecc.) al fine di sviluppare positive relazioni interpersonali e coesione di gruppo;
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il self talk (dialogo interiore) per incrementare la motivazione e l’autostima;
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le tecniche di gestione dell’attivazione fisiologica (arousal) come il biofeedback e di gestione dell’ansia preagonistica e delle situazioni stressanti quali il rilassamento, la desensibilizzazione sistematica, la ristrutturazione cognitiva e lo stress inoculation training.
Nato nell’ambito sportivo si sta sviluppando anche in altri contesti come quello lavorativo.
Dott.ssa Cinzia Cefalo