Il rapporto tra fratelli. Il film Baby Boss

   Baby Boss è un film di animazione che ha avuto un grande successo nelle sale cinematografiche italiane.

Tratta del complicato rapporto tra fratelli e, in special modo, di quel momento particolare quando, l’arrivo di un fratellino, fa perdere al primogenito lo status assoluto di figlio unico.

 

Il protagonista, un bambino di 7 anni, usa la fuga nella fantasia per evadere da una situazione da cui non ha scampo e per gestire emotivamente il marasma di sentimenti in cui si ritrova improvvisamente.

Il nuovo arrivato diventa allora un ‘boss’, un estraneo dotato di  poteri straordinari, proveniente da chissà quale mondo misterioso, capace di attirare su di sé l’attenzione di tutta la famiglia.

Non, quindi, un bambino piccolo con i suoi medesimi bisogni affettivi e di cura, con cui condividere gli stessi genitori, ma un rivale che glieli vuole rubare, un nemico da togliersi dai piedi, anche a costo di fingere di occuparsene e di diventarne complice.

 

Il film affronta il tema della gelosia: di fronte alla nascita del fratellino, emergono nel protagonista sentimenti come il senso di essere stato tradito dai genitori, il sentirsi da loro ‘rimpiazzato’, perché cresciuto, e ‘licenziato’ perché qualcun altro ha preso il suo posto nelle loro attenzioni e considerazioni.

Solo la fantasia, in un momento così delicato e difficile, permette al bambino in questione di accedere a tali contenuti affettivi ed emotivi, trasformandoli ed elaborandoli in una storia impossibile ed irreale.

 

Nel film, inoltre, viene considerato un altro aspetto molto importante che si ritrova quasi sempre in questa situazione, quello della regressione del fratello più grande ad una fase di accentramento egoistico su di sé, con  conseguente incapacità di comprendere il più piccolo e di mettersi nei suoi  panni: solo con il ciuccio magico il protagonista riesce ad entrare in rapporto con il fratello e con il suo mondo, senza però essere in grado di capirlo realmente e pienamene ma, al contrario, quasi capovolgendo ed invertendo i ruoli e le prospettive (il bebè è un boss nato adulto, senza bisogno di infanzia e genitori, ignaro ed insensibile alla sua sofferenza).

 

Tuttavia, la reciprocità e la complicità del vivere quotidiano, nate nel film inizialmente per il desiderio di sbarazzarsi dell’altro, portano entrambi a sviluppare quel legame affettivo controverso e conflittuale, ma forte ed indissolubile, che caratterizza i fratelli e che permette a tutti e due di arrivare, alla fine, ad una comprensione empatica dell’altro e di provare verso di lui sentimenti di dolcezza e tenerezza.

 

Il rapporto che ne deriva si rivela utilissimo per entrambi, ma in modo particolare per il maggiore, nel consentirgli di superare l’iniziale posizione egocentrica e di togliersi dalla scomodissima condizione di ‘cucciolo che non deve crescere per non essere rimpiazzato’.

La relazione con il fratello, nonostante frustrante e all’insegna della rinuncia, aiuta, infatti, ad uscire dalla tentazione di rimanere in un rapporto esclusivo e simbiotico con i genitori, tentazione dalla quale anche i genitori stessi devono, nel film, venire salvati, soccorsi dai due figli.

 

Le difficoltà e la crisi, quindi, del momento si traducono in opportunità dall’elevato potenziale evolutivo, specie in chiave separativa e di sviluppo dell’autonomia individuale.

Dott.ssa Cinzia Cefalo

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