Dieci luoghi comuni da sfatare sulla psicologia

   Da sempre esistono diversi preconcetti che producono resistenza verso la psicologia ed ostacolano il ricorso allo psicologo o allo psicoterapeuta.

Nonostante un atteggiamento culturale più aperto, alcuni pregiudizi sono duri a morire ancora oggi.

 

Non a caso, Albert Einstein era solito affermare che ‘E’ più facile spezzare un atomo che un pregiudizio’. Aggiungerei: soprattutto se si tratta di pregiudizi sociali, cioè comunemente condivisi.

 

Passiamo in rassegna i principali stereotipi che riguardano la figura professionale dello psicologo e quella dello psicoterapeuta.

 

1. Dallo psicologo ci vanno i matti.

Di fronte all’invito ad andare da uno psicologo quanti di voi hanno affermato o sentito affermare “Non sono mica pazzo!”?

In realtà non è matto chi si rivolge a un professionista per affrontare emozioni e vissuti comuni, come ansia, preoccupazione, paura, ecc., che, in alcuni momenti critici della vita (lutti, separazioni, cambiamenti di ogni genere, ecc.), possono aumentare d’intensità e frequenza, diventando spiacevoli e difficili da gestire.

Non è pazzo chi cerca di capire, migliorare o staccarsi da relazioni complicate e dolorose (familiari, di coppia, con i colleghi), causa spesso di malessere ed infelicità.

C’è, al contrario, qualcosa di saggio nell’affrontare le proprie difficoltà, nel lavorare sui propri atteggiamenti e/o comportamenti disfunzionali e disadattivi, sui propri pensieri negativi che condizionano l’immagine di se stessi e l’autostima personale.

 

2. I panni sporchi si lavano in famiglia.

L’atteggiamento di chiusura, del tipo Sono fatti miei” o “Sono cose di famiglia”, non permette di risolvere i problemi.

Spesso, inoltre, sono proprio l’ambiente di vita, il contesto, il sistema familiare a determinare e/o mantenere la situazione problematica. Il circolo vizioso, che in questi casi si instaura, va interrotto introducendo interventi risolutivi dall’esterno.

3. Mi basta parlare con un amico.

Pur riconoscendo l’utilità dell’apertura al dialogo con gli altri, lo psicologo non è solo un confidente o un confessore: è un professionista dotato di conoscenze, tecniche e strumenti specifici acquisiti durante la propria formazione, capace di adottare soluzioni diverse di fronte a problemi differenti.

 

4. La psicologia e la psicoterapia sono per chi non ce la fa da solo, per i più deboli.

“Supererò anche questa. Ho superato tante cose. Sono forte. Sono lo psicologo di me stesso”.

Chiedere aiuto a chi di competenza è la risorsa personale dei più forti, la strategia di chi, consapevole dei suoi limiti e delle sue difficoltà, cerca al di fuori di se stesso ciò di cui ha bisogno per star meglio.

 

5. Lo psicologo e lo psicoterapeuta, con i suoi consigli, influenzano e condizionano la vita delle persone.

E’ diffusa l’immagine dello psicologo e dello psicoterapeuta come ‘strizzacervelli’, potenti manipolatori della mente umana.

In realtà il codice deontologico degli psicologi italiani afferma che lo psicologo, consapevole che può intervenire significativamente nella vita degli altri (art. 3), deve, durante lo svolgimento del suo lavoro, astenersi dall’imporre il suo sistema di valori (art.4).

Lo psicologo, così come pure lo psicoterapeuta, non dice al paziente cosa fare o non fare, non indica soluzioni facili e rapide ma lo porta, attraverso un intenso percorso di esplorazione ed elaborazione emotiva, guidato e sostenuto, a fare le sue scelte liberamente ed autonomamente.

 

6. Lo psicologo e lo psicoterapeuta sono i primi ad avere problemi.

Comune è la convinzione che questa scelta professionale sia fatta nella maggior parte dei casi da persone con problemi loro stesse.

Indubbiamente lo psicologo è un essere umano e come tale non può essere perfetto.

Che la sofferenza personale possa essere una motivazione iniziale ci può stare, anche se non in tutti i casi. Spesso c’è soprattutto una maggiore sensibilità ed inclinazione empatica in chi sceglie di fare questo mestiere.

Comunque lo psicoterapeuta in particolare deve affrontare, nel suo lungo percorso formativo, un lavoro su se stesso che, non solo gli permette  di apprendere a gestire i problemi personali, ma anche di imparare a mantenere il giusto distacco da essi nello svolgimento della sua professione.

 

7. Lo psicologo e lo psicoterapeuta sono persone come le altre.

“Come fa un estraneo a capirmi ed aiutarmi?”.

Si tratta di professionisti con una specifica formazione scientifica, spesso molto lunga, accompagnata da tirocinio e, come già sopra detto nel caso dello psicoterapeuta, da un’esplorazione delle dinamiche emotive e relazionali personali.

 

8. Il trattamento psicologico dura troppo e costa troppo.

L’intervento psicologico è diverso a secondo del caso: a volte basta una consulenza, altre un intervento di sostegno per un breve periodo, altre ancora una psicoterapia più o meno lunga.

Anche in quest’ultimo caso, comunque, esistono diversi approcci psicoterapeutici che, a seconda dell’orientamento teorico del professionista e del problema da trattare, richiedono più o meno tempo.

Numerosi sono, inoltre, gli approcci di psicoterapia breve.

 

9. E’ più semplice e conveniente prendere un farmaco.

Il farmaco risolve sicuramente più rapidamente i sintomi.

Per quanto riguarda, invece, le cause del malessere, che, se non esplorate ed eliminate, possono produrre nuove problematiche in futuro, richiedono il trattamento psicologico.

In molti casi il trattamento migliore è quello congiunto, psicologico e farmacologico insieme.

 

10. La psicoterapia cura con le chiacchiere.

E’ stato dimostrato da recenti ricerche come la psicoterapia sia in grado di produrre cambiamenti importanti nell’attività funzionale di alcune aree del cervello, cambiamenti correlati a un evidente miglioramento clinico del paziente.

Così come il farmaco, anche la psicoterapia agisce a livello cerebrale e neurobiologico.

Purtroppo appare ancora lontana l’ipotesi di una psicologia di base dove psicologo e medico operano fianco a fianco nel prendere in carico il paziente nella sua totalità.

Nell’attesa un primo tentativo di cambiamento può essere quello del cominciare a sfatare i luoghi comuni sopra elencati, con l’obiettivo di diffondere una cultura della psicologia nuova e diversa.

Dott.ssa Cinzia Cefalo

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